Francesco Paolo Michetti

La raccolta delle zucche, 1873.

Francesco Paolo Michetti nasce il 4 di  ottobre del 1851 a Tocco da Casauria in Abruzzo. Il papà Crispino, che è  maestro di musica, muore prematuramente. Le conseguenti difficoltà economiche  costringono il giovanissimo Francesco Paolo a lavorare  nella bottega di un fabbro.   Dopo poco tempo,  la madre Aurelia Terzini convola a nuove nozze e tutta la famiglia si trasferisce  a Chieti.

L’innamorato timido.

Nella nuova città, Francesco Paolo si iscrive all’ istituto   tecnico,  dimostrando  una straordinaria abilità per le arti grafiche. Ne è talmente preso    che, nel 1864, appena tredicenne, chiede un sussidio per studiare disegno  al presidente della Provincia di Chieti. Nel 1868,  il   Consiglio Provinciale gli assegna una borsa di studio di 30 lire mensili, che gli consentirà  di trasferirsi  a Napoli per perfezionare gli studi presso l’Accademia di Belle Arti.

Pastorella, 1879.

All’Accademia frequenta le lezioni di Domenico Morelli, il quale apprezza immediatamente le abilità pittoriche  del giovane allievo. A Napoli, entra  in contatto anche con un gruppo di artisti della Scuola di Resina   quali   Filippo Palizzi, Giuseppe De Nittis e Marco De Gregorio. Queste frequentazioni  rafforzano l’innata inclinazione di Francesco Paolo  verso una pittura  realistica e naturalistica. 

Due pastorelle con pecore, 1875-1880.

Nel 1869 Francesco Paolo diventa insofferente verso i rigidi insegnamenti accademici e sente forte il bisogno di una maggior libertà.  Ritorna nella sua terra d’Abruzzo: si sistemerà prima presso la famiglia a Chieti e successivamente, per le vacanze estive, a Francavilla al Mare, dove tornerà sempre più spesso fino a stabilirvisi in maniera definitiva nel 1878. 

Pastorella con uva in mano, 1887.

Nel frattempo le tele del Michetti cominciano ad essere piuttosto apprezzate.  Nel 1872 espone al “Salon” di  Parigi
che, alla fine del XIX secolo, è il centro del mercato dell’arte.  Le sue opere  quali il  Sonno dell’innocenza e  La raccolta delle zucche, vengono giudicate molto positivamente.

L’incontro, 1887. 

Nonostante la  notorietà riscossa a Parigi,   Michetti  non si allontana  dall’ambiente artistico di   Napoli dove, nel 1874, conosce il celebre pittore spagnolo Mariano Fortuny. Francesco Paolo ne resta affascinato   e nei dipinti comincia ad   utilizzare colori più chiari, mentre i soggetti realistici vengono sostituiti da   contenuti pittoreschi e folcloristici. 

Donne alla fonte, 1913.

Nel 1877, realizza per l’Esposizione nazionale di belle arti di Napoli la Processione del Corpus Domini.    Con quest’opera,  Michetti ottiene, oltre a molte critiche, il primo premio,    la nomina a professore onorario dell’Istituto di Belle Arti di Napoli e la definitiva consacrazione.

La processione del Corpus Domini a Chieti, 1877.

Michetti, ormai pittore affermato, sceglie come residenza stabile la cittadina di Francavilla al Mare.  Inizialmente, abita in una casa presa in affitto, poi acquista un vecchio convento francescano che ristruttura dividendolo tra abitazione e studio, e dedicandone una parte  a luogo per ospitare i suoi amici artisti. 

I morticelli, 1880. Museo casa natale di Gabriele d’Annunzio, Pescara.

In questo luogo Michetti   riceve i propri amici   ponendo le basi per quello che  diventerà un vero e proprio cenacolo artistico e letterario. Fra  coloro che  frequentano la dimora di Michetti vi sono: il giovane Gabriele D’Annunzio, il musicista Francesco Paolo Tosti, lo scultore Costantino Barbella, lo storico Antonio De Nino, il poeta  Edoardo Scarfoglio e sua moglie la scrittrice Matilde Serao,  e tanti altri.

Primavera e amore, 1901. Art Institute di Chicago.

La comunità artistica del “Cenacolo Michettiano” cerca di produrre e promuovere le  opere che non rispettano i dettami  dell’Impressionismo. Opere che, poiché si allontanano dalla tendenza del periodo, subiscono il pregiudizio dei critici. Michetti è ovviamente il promotore dell’iniziativa, ma il grande  divulgatore  ne è Gabriele  D’Annunzio.

Il Voto, 1883. Galleria nazionale d’arte moderna, Roma.

Michetti  ormai al culmine della celebrità partecipa a diverse esposizioni nazionali:  Firenze,  Torino,  Milano. L’opera che in questo periodo segna un’ulteriore passo avanti dell’artista è “Il Voto”, realizzato per la Mostra Internazionale di Belle Arti di Roma del 1883. Michetti riesce a fare rivivere sulla tela l’atteggiamento dei partecipanti alla processione, che si colloca a  metà strada tra fede e superstizione religiosa.

Lungo il fiume paterno, 1888. Collezione CariChieti, Chieti

Dal 1888 Michetti partecipa ad esposizioni internazionali: Vienna (1888), Berlino (1891), Monaco ( 1891 e 1894), Anversa (1894), Düsseldorf e Londra (entrambe nel 1904). È in Italia però che compie una nuova svolta artistica. Alla prima Biennale di Venezia del 1895 Michetti  presenta “La figlia di Jorio”.

La figlia di Iorio, 1895.  Palazzo della Provincia di Pescara.

Il tema del dipinto é lo stesso che riprenderà D’Annunzio, nel 1904, per la sua tragedia. L’episodio raccontato é un fatto reale avvenuto nella piazza di Tocco da Casauria, al quale avevano assistito entrambi gli amici. Una bella ragazza era stata molestata e inseguita per le strade del paese da alcuni uomini, di origine popolana e per di più ubriachi. La scena colpisce entrambi gli amici che la useranno come soggetto delle loro opere.

Le serpi, 1900. Museo Michetti, Francavilla.

Nel 1900, Michetti presenta all’ Esposizione Universale di Parigi due grandi tempere intitolate  “Le Serpi” e “Gli Storpi“. Michetti, come sempre, si è lasciato ispirare dal mondo religioso contadino. Rappresenta in una delle tele la festa di San Domenico a Cocullo, e nell’altra il pellegrinaggio degli infermi al santuario di Casalbordino. All’esposizione parigina, però, le tele passano praticamente inosservate e restano purtroppo invendute.

Gli storpi, 1900. Museo Michetti, Francavilla.

Forse per tale motivo Michetti non dipingerà più opere di grande formato. Continuerà a realizzare piccoli dipinti, schizzi e disegni. Ma soprattutto si interesserà di fotografia e, negli ultimi anni della sua vita, anche di cinematografia. Muore nella sua Francavilla il 5 marzo 1929.