Francesco Paolo Michetti nasce il 4 di ottobre del 1851 a Tocco da Casauria in Abruzzo. Il papà Crispino, che è maestro di musica, muore prematuramente. Le conseguenti difficoltà economiche costringono il giovanissimo Francesco Paolo a lavorare nella bottega di un fabbro. Dopo poco tempo, la madre Aurelia Terzini convola a nuove nozze e tutta la famiglia si trasferisce a Chieti.
Nella nuova città, Francesco Paolo si iscrive all’ istituto tecnico, dimostrando una straordinaria abilità per le arti grafiche. Ne è talmente preso che, nel 1864, appena tredicenne, chiede un sussidio per studiare disegno al presidente della Provincia di Chieti. Nel 1868, il Consiglio Provinciale gli assegna una borsa di studio di 30 lire mensili, che gli consentirà di trasferirsi a Napoli per perfezionare gli studi presso l’Accademia di Belle Arti.
All’Accademia frequenta le lezioni di Domenico Morelli, il quale apprezza immediatamente le abilità pittoriche del giovane allievo. A Napoli, entra in contatto anche con un gruppo di artisti della Scuola di Resina quali Filippo Palizzi, Giuseppe De Nittis e Marco De Gregorio. Queste frequentazioni rafforzano l’innata inclinazione di Francesco Paolo verso una pittura realistica e naturalistica.
Nel 1869 Francesco Paolo diventa insofferente verso i rigidi insegnamenti accademici e sente forte il bisogno di una maggior libertà. Ritorna nella sua terra d’Abruzzo: si sistemerà prima presso la famiglia a Chieti e successivamente, per le vacanze estive, a Francavilla al Mare, dove tornerà sempre più spesso fino a stabilirvisi in maniera definitiva nel 1878.
Nel frattempo le tele del Michetti cominciano ad essere piuttosto apprezzate. Nel 1872 espone al “Salon” di Parigi
che, alla fine del XIX secolo, è il centro del mercato dell’arte. Le sue opere quali il Sonno dell’innocenza e La raccolta delle zucche, vengono giudicate molto positivamente.
Nonostante la notorietà riscossa a Parigi, Michetti non si allontana dall’ambiente artistico di Napoli dove, nel 1874, conosce il celebre pittore spagnolo Mariano Fortuny. Francesco Paolo ne resta affascinato e nei dipinti comincia ad utilizzare colori più chiari, mentre i soggetti realistici vengono sostituiti da contenuti pittoreschi e folcloristici.
Nel 1877, realizza per l’Esposizione nazionale di belle arti di Napoli la Processione del Corpus Domini. Con quest’opera, Michetti ottiene, oltre a molte critiche, il primo premio, la nomina a professore onorario dell’Istituto di Belle Arti di Napoli e la definitiva consacrazione.
Michetti, ormai pittore affermato, sceglie come residenza stabile la cittadina di Francavilla al Mare. Inizialmente, abita in una casa presa in affitto, poi acquista un vecchio convento francescano che ristruttura dividendolo tra abitazione e studio, e dedicandone una parte a luogo per ospitare i suoi amici artisti.
In questo luogo Michetti riceve i propri amici ponendo le basi per quello che diventerà un vero e proprio cenacolo artistico e letterario. Fra coloro che frequentano la dimora di Michetti vi sono: il giovane Gabriele D’Annunzio, il musicista Francesco Paolo Tosti, lo scultore Costantino Barbella, lo storico Antonio De Nino, il poeta Edoardo Scarfoglio e sua moglie la scrittrice Matilde Serao, e tanti altri.
La comunità artistica del “Cenacolo Michettiano” cerca di produrre e promuovere le opere che non rispettano i dettami dell’Impressionismo. Opere che, poiché si allontanano dalla tendenza del periodo, subiscono il pregiudizio dei critici. Michetti è ovviamente il promotore dell’iniziativa, ma il grande divulgatore ne è Gabriele D’Annunzio.
Michetti ormai al culmine della celebrità partecipa a diverse esposizioni nazionali: Firenze, Torino, Milano. L’opera che in questo periodo segna un’ulteriore passo avanti dell’artista è “Il Voto”, realizzato per la Mostra Internazionale di Belle Arti di Roma del 1883. Michetti riesce a fare rivivere sulla tela l’atteggiamento dei partecipanti alla processione, che si colloca a metà strada tra fede e superstizione religiosa.
Dal 1888 Michetti partecipa ad esposizioni internazionali: Vienna (1888), Berlino (1891), Monaco ( 1891 e 1894), Anversa (1894), Düsseldorf e Londra (entrambe nel 1904). È in Italia però che compie una nuova svolta artistica. Alla prima Biennale di Venezia del 1895 Michetti presenta “La figlia di Jorio”.
Il tema del dipinto é lo stesso che riprenderà D’Annunzio, nel 1904, per la sua tragedia. L’episodio raccontato é un fatto reale avvenuto nella piazza di Tocco da Casauria, al quale avevano assistito entrambi gli amici. Una bella ragazza era stata molestata e inseguita per le strade del paese da alcuni uomini, di origine popolana e per di più ubriachi. La scena colpisce entrambi gli amici che la useranno come soggetto delle loro opere.
Nel 1900, Michetti presenta all’ Esposizione Universale di Parigi due grandi tempere intitolate “Le Serpi” e “Gli Storpi“. Michetti, come sempre, si è lasciato ispirare dal mondo religioso contadino. Rappresenta in una delle tele la festa di San Domenico a Cocullo, e nell’altra il pellegrinaggio degli infermi al santuario di Casalbordino. All’esposizione parigina, però, le tele passano praticamente inosservate e restano purtroppo invendute.
Forse per tale motivo Michetti non dipingerà più opere di grande formato. Continuerà a realizzare piccoli dipinti, schizzi e disegni. Ma soprattutto si interesserà di fotografia e, negli ultimi anni della sua vita, anche di cinematografia. Muore nella sua Francavilla il 5 marzo 1929.